STAPHYLEA COLCHICA

19,90

Vaso 3,5 lt / H 30-50 cm

Arbusto originario del Caucaso meridionale che si sviluppa a più fusti e che raggiunge un’altezza di 3-4 m e altrettanti di larghezza. Fioritura cospicua e profumata che compare alla fine della primavera composta dai caratteristici fiori campanulati a 5 petali color bianco candido, molto apprezzati anche dalle api, disposti in piccoli grappoli penduli. Fanno seguito alla fioritura frutticini rigonfi, contenenti i semi, simili a “vesciche”, da qui il nome attribuitogli di “Bladdernut”, che persistono sull’arbusto sino all’autunno conferendogli un aspetto curioso. Tollera molteplici substrati e richiede un’esposizione di pieno sole o di mezz’ombra.

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Descrizione

La Staphylea Colchica è una pianta originaria del Caucaso meridionale (il suo nome georgiano è “Djondjoli”), che si sviluppa in forma di arbusto o piccolo albero deciduo ed eretto, fortemente ramificato, caratterizzato da un’abbondante fioritura aromatica che spunta in tarda primavera o all’inizio dell’estate.

Viene chiamata anche Staphylea Colchica ‘Steven’, con riferimento al nome di Christian von Steven, botanico ed entomologo russo nato in Finlandia, che la inserì nel suo catalogo di piante nuove o rare osservate durante un viaggio nelle foreste della regione caucasica.

Avendo un moderato tasso di crescita, si sviluppa generalmente in forma di arbusto alto circa 2,5/3 metri; nel corso della sua vita, la singola pianta può comunque raggiungere un’altezza di 4 metri, assumendo un aspetto simile a quello di un piccolo albero.

Ha masse di fiori bianchi delicatamente profumati a forma di campana, raccolti in piccoli grappoli penduli: il nome della pianta si deve proprio alla caratteristica conformazione della sua fioritura e deriva dal greco “staphylé” che significa, appunto, grappolo.

Le sue foglie cadono in autunno, quindi è una pianta decidua: ha fogliame di colore verde, oblunghe e pennate, lucide nella parte inferiore, dai margini con denti fini.

Gli steli, eretti e molto ramificati, sono privi di spine, mentre la corteccia è di colore marrone chiaro e presenta leggere striature.

In Europa, la sua coltivazione è specialmente diffusa in Inghilterra, dove la Staphylea Colchica assume il nome di “Colchis Bladdernut” e viene spesso utilizzata per decorare giardini. 

COLTIVAZIONE DELLA STAPHYLEA COLCHICA 

La Staphylea Colchica è piuttosto resistente e tollera abbastanza bene il vento: per questo motivo, spesso il progetto di coltivazione della pianta prevede il suo inserimento in una barriera, in un confine, oppure nella siepe che circonda un giardino o il cortile di un edificio.

Di genere ermafrodita (ha organi sia maschili che femminili), viene impollinata dagli insetti.

CLIMA IDEALE PER LA STAPHYLEA COLCHICA

Il clima adatto alla coltivazione della Staphylea Colchica è quello montano o pedemontano, ma non è raro ammirarne alcuni esemplari anche in zone più calde.

La pianta non teme il freddo, quindi una volta raggiunta la maturità può crescere tranquillamente all’aperto, in giardino o in terrazzo; in caso di coltivazione in vaso e clima con inverni particolarmente rigidi è opportuno situarla in un luogo esposto a sud. Consigliabile inoltre una pacciamatura i primi anni su giovani esemplari.

ESPOSIZIONE IDEALE PER LA STAPHYLEA COLCHICA

Anche se la pianta trae le sue origini da una Regione in cui le temperature raggiungono valori molto bassi, la posizione ideale per favorirne lo sviluppo armonioso è quella in pieno sole (che prevede 6 o più ore di luce diretta al giorno) e in assenza di ombra, ma cresce bene anche a mezz’ombra (“bosco leggero”) o in ombra screziata (ovvero 2-6 ore di sole al giorno).

TERRENO IDEALE PER LA STAPHYLEA COLCHICA

La Staphylea Colchica tollera una vasta gamma di suoli, tranne quelli particolarmente aridi.

Il substrato più adatto a una sua crescita armoniosa è composto da un fondo leggero, sabbioso e ben drenato, ma la pianta può svilupparsi bene anche in terreni mediamente argillosi, trattati in modo da essere sufficientemente fertili e sempre umidi.

Il pH del terriccio deve essere leggermente acido (<6.0), ma anche un pH neutro e basico (6.0-8.0) o una leggera alcalinità sono ben tollerati.

MESSA A DIMORA DELLA STAPHYLEA COLCHICA

Le piantine di Staphylea Colchica vanno messe a dimora quando sono abbastanza grandi da poter essere maneggiate senza timore di danneggiarle, trattandole con la cautela necessaria a garantire una buona percentuale di successo in fase di sviluppo.

Il trapianto va effettuato tra autunno e primavera, avendo cura di preparare una buca che sia almeno il doppio della dimensione della zolla, e inserire materiale drenante sul fondo per favorire il drenaggio e prevenire ristagni idrici.

CURA E MANUTENZIONE DELLA STAPHYLEA COLCHICA

Pur essendo una pianta sostanzialmente ornamentale dall’aspetto delicato, la Staphylea Colchica ha caratteristiche strutturali di elevata robustezza e resistenza che derivano dalle sue origini caucasiche e le permettono di tollerare anche temperature di -20 °C. 

Da giovane, la sua crescita è mediamente rapida, ma rallenta col passare del tempo; nonostante sia una pianta avvezza al clima freddo, offre le sue migliori fioriture nelle annate in cui si registrano estati calde.

IRRIGAZIONE DELLA STAPHYLEA COLCHICA

Il terreno sul quale cresce la pianta, specialmente all’inizio della sua vita, deve essere sempre umido e, al contempo, ben drenato: le annaffiature saranno quindi moderate e non troppo ravvicinate.

In assenza di regolari precipitazioni, basterà innaffiare le piantine 1/2 volte a settimana durante la stagione calda, utilizzando di preferenza acqua non calcarea, a temperatura ambiente.

CONCIMAZIONE DELLA STAPHYLEA COLCHICA

Per preparare la pianta ad affrontare al meglio la stagione fredda, è meglio procedere a concimare il terreno su cui cresce la Staphylea Colchica.

Durante il periodo primaverile, infatti, si sviluppano i nuovi germogli e i fiori si preparano a spuntare: per questo, alla fine dell’inverno è bene aggiungere ai piedi della pianta una buona dose di stallatico maturo o di humus.

Quando la fioritura è già iniziata, a cadenza mensile si può fornire alla pianta il giusto nutrimento addizionando l’acqua delle annaffiature con concime granulare contenente una leggera percentuale di azoto e potassio. 

Questo trattamento consentirà alle piantine in fase di sviluppo di crescere sane e ben nutrite, mentre quando la pianta è già adulta vivrà meglio su un suolo ricco di terriccio limoso (costituito in percentuale del 10% di sabbia, dell’80% di mota e del 10% di argilla), condizione che permetterà di ottenere una più abbondante fioritura. 

PRINCIPALI MALATTIE DELLA STAPHYLEA COLCHICA

La Staphylea Colchica è una pianta forte, dotata di un’ottima resistenza alle malattie.

Difficilmente presenterà gravi problemi derivanti dall’attacco di insetti e, solo occasionalmente, riporterà macchie sulle foglie o sui ramoscelli: a scopo preventivo, una buona attività di profilassi è rappresentata da un trattamento fungicida ad ampio spettro, da eseguire in primavera (quando non sono ancora presenti fioriture), oppure prima dell’arrivo del freddo.

Se la pianta dovesse essere colpita da una patologia fungina, va trattata adeguatamente con un anticrittogamico (preferibilmente biologico) e va liberata da tutte le foglie affette dalla malattia.

COLTIVAZIONE IN VASO DELLA STAPHYLEA COLCHICA

Se si vuole coltivare la Staphylea Colchica in vaso bisogna usare qualche accorgimento in più, rispetto al trattamento riservato alla pianta posta in piena terra.

Le irrigazioni devono essere relativamente più frequenti ma meno abbondanti: soprattutto bisogna evitare assolutamente i ristagni d’acqua nel sottovaso, quindi è meglio attendere che il terriccio appaia completamente asciutto prima di ripetere l’annaffiatura.

Ogni 2/3 anni il substrato dovrà essere rinnovato, sostituendolo con uno più fresco: questa operazione si esegue svuotando il vaso, liberando il terriccio dalle radici secche e, quindi, procedendo al trapianto; in alternativa, si può rimescolare il terriccio contenuto del vaso e arricchirlo con l’aggiunta di compost o di ammendante organico.

POTATURA DELLA STAPHYLEA COLCHICA

Per evitare che la pianta si espanda troppo, assumendo un aspetto disordinato e registrando un rallentamento nello sviluppo, bisogna procedere periodicamente a una potatura di correzione, efficace ma non troppo invasiva, rimuovendo i rami e i fiori secchi ed eliminando gli steli più deboli.

Nelle piante adulte (5 o 6 anni di età), si può procedere anche all’eliminazione di 1/3 dei fusti più vecchi, riconoscibili perché più contorti e ramificati: in questo modo si agevolerà il graduale rinnovo della pianta, che darà origine a infiorescenze più grandi e godrà di maggiore aria al suo interno e di luce all’esterno.

FIORITURA DELLA STAPHYLEA COLCHICA

L’incantevole fioritura campanulata di questa pianta è certamente uno dei motivi per cui coltivarla: grazie alla disposizione a grappoli e al colore bianco avorio dei petali con sepali dalle sfumature verde pallido, i fiori hanno un aspetto molto accattivante.

La Staphylea Colchica ha portamento espanso e fiorisce in tarda primavera, nel periodo a partire dal mese di aprile, proseguendo fino a giugno; tra luglio e settembre i fiori si sviluppano in capsule bianco/verdi da 3/4 centimetri, al cui interno sono contenuti da uno a tre semi sferici. 

Nel nostro Paese, le piante di Staphylea Colchica sono piuttosto rare, quindi ammirarne la fioritura non è frequente: quando vengono coltivate, fioriscono in prevalenza nel periodo tra maggio e giugno, diffondendo nell’aria circostante un profumo che ricorda quello della zagara, dolce e perfettamente avvertibile.

PROPRIETÀ ED UTILIZZI DELLA STAPHYLEA COLCHICA

Accanto alla prevalente funzione decorativa, la Staphylea Colchica possiede anche alcune parti commestibili: dai semi si ricava un olio che ha un retrogusto vagamente simile al sapore del pistacchio.

Oltre che come condimento, l’olio ricavato dai fiori della pianta pare abbia anche un’efficacia lassativa.

I boccioli, invece, hanno un gusto simile a quello dei capperi: in Georgia vengono conservati in salamoia e comunemente consumati, accompagnandoli con cipolla cruda e olio vegetale; nel Caucaso, prima di essere mangiati, i germogli vengono fatti fermentare per potersi conservare a lungo.

Ogni baccello contiene 2 o 3 semi tondi e durissimi, ai quali si attribuiscono qualità afrodisiache. 

CURIOSITÀ SULLA STAPHYLEA COLCHICA

La Staphylea Colchica viene coltivata principalmente per la sua scenografica fioritura, il cui profumo delicato si accentua in primavera inoltrata e all’inizio dell’estate: a questo proposito, ci sono documenti che dicono venisse coltivata anche in grandi vasi, in modo tale da poter essere spostata nelle serre in inverno, inducendola a una produzione di fiori molto anticipata. 

Nel Gloucestershire è possibile ammirare un magnifico esemplare di Staphylea Colchica alto 5 metri, dal diametro di circa 8 metri, piantato da Henry John Elwes, un celebre botanico, naturalista ed entomologo inglese.

L’enorme arbusto comprende numerosi steli arcuati, alcuni dei quali spessi anche 30 cm: quando è in piena fioritura offre uno spettacolo affascinante che prosegue anche nella stagione fredda grazie ai grandi frutti rigonfi, il cui colore vira dal verde pallido al giallo paglierino, che vengono distribuiti ai visitatori giunti ad ammirare questa straordinaria caratteristica invernale.

Oltre ad attrarre per l’estetica dei suoi fiori profumati, la pianta di Staphylea Colchica possiede baccelli visivamente gradevoli che si mantengono sui rami dell’arbusto in estate e in autunno.

I frutti che seguono i fiori hanno due o tre lobi che danno loro un aspetto “simile a una vescica”, da cui proviene il nome ‘Bladdernut’, comunemente usato nei paesi anglosassoni per indicare questa pianta.

Informazioni aggiuntive

Peso 3 kg
Dimensioni 20 × 20 × 190 cm

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