PESCO (VAR. ROSSO DI VEZZA) – PRUNUS PERSICA

19,90

Vaso 4,8 lt / H 50-80 cm

ROSSO DI VEZZA: Varietà produttiva di media vigoria. Frutti oblati-rotondi dalla buccia color verde chiaro con sovraccolore rosso intenso, di pezzatura grande, che maturano intorno alla prima decade di agosto. Polpa spicca color bianco dal sapore dolce e aromatico. Buona resistenza alle avversità fungine.

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Descrizione

Il pesco (Prunus persica) è un albero da frutto tipicamente estivo: i suoi frutti sono gustosi, colorati e dissetanti, ideali per trovare un po’ di refrigerio nelle giornate più torride. Dal punto di vista botanico, il pesco è una drupacea appartenente alla famiglia delle Rosacee. Originario della Cina, pare che sia giunto in Europa attraverso la Persia – e proprio da questa regione prende il nome. In Italia è stato coltivato sin dal XVI secolo; oggi le principali regioni produttrici sono l’Emilia Romagna, il Piemonte, la Campania e il Veneto.

LA PIANTA DEL PESCO (Prunus persica)

Il pesco (Prunus persica) è una pianta arborea decidua, alto fino a 8 metri; nei frutteti l’altezza viene mantenuta attorno ai 4 metri per rendere più agevole la raccolta dei frutti. L’apparato radicale è superficiale; il tronco è rugoso, di colore grigio marrone. Le foglie sono di forma ovale, di colore verde brillante, con margini leggermente seghettati.

Le fioriture del pesco (Prunus persica) sono note per la loro bellezza mozzafiato: nella prima metà di marzo, prima ancora che spuntino le foglie, i rami delle piante di pesco si coprono di rigogliose fioriture di colore rosa, più o meno intenso a seconda della varietà. I fiori sono ermafroditi e hanno 5 petali. L’azione degli insetti pronubi è fondamentale per l’impollinazione. Il frutto è una drupa carnosa che raggiunge la piena maturazione nei mesi estivi.

L’epicarpo (comunemente noto come buccia) è di colore rosso, con striature gialle, ricoperto da una leggera peluria biancastra; nella varietà Prunus persica laevis (pesca nettarina), è invece perfettamente liscio e lucido. Il mesocarpo (polpa) è carnoso e dolce, di colore giallo o bianco con striature rossastre. L’endocarpo è la porzione rossastra e coriacea a diretto contatto con il seme; quest’ultimo ha un tegumento esterno duro, con circonvoluzioni simili a quelle di un cervello. Al suo interno si trovano l’embrione e un tessuto altamente nutriente (ma non commestibile per l’uomo) detto endosperma.

DOVE SI PUO’ COLTIVARE IL PESCO (Prunus persica)

Resistente e frugale, il pesco non ha particolari esigenze climatiche e pedologiche; può però essere piuttosto suscettibile ad una serie di malattie.

CLIMA IDEALE PER IL PESCO

Il pesco (Prunus persica) richiede un’ottima esposizione al sole e temperature elevate;pertanto, viene di norma coltivato in pianura o in collina, fino a circa 700 metri sul livello del mare. Nel periodo invernale, alcune varietà sono in grado di resistere a temperature piuttosto rigide (anche fino a -15°C); tuttavia, le gelate primaverili sono un flagello, dal momento che la pianta ha una fioritura precoce: una brinata tardiva potrebbe danneggiare i fiori e far perdere il raccolto.

IL TERRENO IDEALE PER IL PESCO

Il pesco (Prunus persica) è estremamente adattabile e non ha esigenze particolari in termini di suolo; in ogni caso, è bene piantarlo in terreni drenanti e sabbiosi, in quanto l’apparato radicale è sensibile alle condizioni asfittiche.

MESSA A DIMORA DEL PESCO

I peschi vengono messi a dimora nel periodo invernale, prima dell’inizio delle gelate, oppure all’inizio della primavera. Si utilizzano piante di circa 1 o 2 anni, già innestate su un portainnesto adeguato per le caratteristiche del terreno e le condizioni climatiche. Le piante vanno trapiantati ad una distanza di almeno 3 metri l’una dall’altra; nei frutteti, i filari sono disposti ad una distanza di almeno 7 metri per consentire alle macchine raccoglitrici di muoversi agevolmente. Prima di mettere a dimora la pianta di pesco (Prunus persica) bisogna preparare una buca profonda circa mezzo metro, da riempire parzialmente con letame o compost; l’innesto deve trovarsi circa 10 cm al di sopra del livello del terreno. È importante accertarsi che ogni pianta riceva una quantità adeguata di luce, dal momento che il pesco cresce bene in condizioni di forte illuminazione. Al termine delle operazioni di messa a dimora, il suolo va irrigato abbondantemente. Nei climi più freddi, è consigliabile la pacciamatura attorno agli alberelli per evitare la disidratazione del terreno, proteggere le radici e prevenire lo sviluppo di erbe infestanti che potrebbero entrare in competizione con la pianta per i nutrienti del suolo. Le piante di norma iniziano a portare frutti dopo almeno 2 anni dalla messa a dimora.

COME SI COLTIVA IL PESCO (Prunus persica)

La coltivazione del pesco non richiede particolari accorgimenti, se non quelli intesi ad evitare l’instaurarsi di patologie vegetali che potrebbero danneggiare le piante e decimare la resa.

IRRIGAZIONE DEL PESCO

Il pesco (Prunus persica) richiede irrigazioni frequenti, possibilmente con sistemi a pioggia, nei primi anni dopo la messa a dimora, così come nei periodi di particolare siccità. Le irrigazioni vanno proseguite anche dopo il raccolto dei frutti, per garantire la produttività nella successiva stagione vegetativa. In ogni caso, bisogna sempre evitare i ristagni idrici, per evitare che le piante muoiano per asfissia.

CONCIMAZIONE DEL PESCO

Abbiamo già visto che le piante di pesco (Prunus persica) vanno concimate nel momento della messa a dimora, per fare in modo che la radici abbiano nutrienti a sufficienza per iniziare a svilupparsi esplorando il suolo. Successivamente, è consigliabile concimare le piante di pesco ogni anno, dopo la raccolta del frutti, per permettere loro di costruirsi delle riserve per sopravvivere all’inverno e per sostenere la fioritura primaverile. Di particolare importanza è fornire alla piante adeguate scorte di potassio e fosforo.

MALATTIE COMUNI DEL PESCO

Il pesco (Prunus persica), pur essendo un’essenza piuttosto frugale per quanto riguarda i requisiti climatici e ambientali, è una delle piante più delicate ai patogeni. Tra le malattie fungine, la più grave è la bolla del pesco, che provoca perdita delle foglie e dei fiori, nonché aborto dei frutti. Inoltre, i miceti patogeni possono causare l’oidio (che provoca la formazione di estese macchie bianche e pulverulente sulle foglie) e la monilia (che fa ammuffire e mummificare i frutti). La vaiolatura, che si manifesta con piccole tacche di colore violaceo sulle foglie e con la formazione di spaccature nella corteccia da cui trasuda un essudato di consistenza gommosa, è provocata invece da una virosi. Queste patologie possono essere trattate con fungicidi specifici, o con sostanze minerali (il rame è efficace contro la vaiolatura, la bolla e la monilia; lo zolfo permette invece di sconfiggere l’oidio).

Varie specie di insetti possono attaccare le piante di pesco (Prunus persica): afidi, cocciniglia bianca, Cydia molesta, mosche della frutta. Per evitare l’accumulo di pericolosi residui nei frutti, si sconsiglia l’utilizzo di pesticidi chimici per tenere sotto controllo le popolazioni di infestanti, prediligendo invece metodi di lotta biologica e trappole meccaniche o a feromoni per catturare gli insetti nocivi.

COLTIVAZIONE DEL PESCO IN VASO

Volendo, è possibile coltivare il pesco (Prunus persica) in vaso, a condizione di fornire alla pianta terreno di prima qualità e un contenitore sufficientemente grande. Con il tempo, la pianta andrà rifornita di fertilizzante adeguato e rinvasata in vasi via via più grandi, per assecondarne lo sviluppo. Non si riuscirà, in ogni caso, ad ottenere piante con portamento e portata paragonabili a quelle coltivate in pieno campo.

COME POTARE IL PESCO

Nell’annata successiva alla messa a dimora del pesco (Prunus persica) si pratica la potatura di formazione, che andrà ripetuta anche negli anni seguenti e con la quale si conferisce la forma alla pianta, diradando la chioma per fare in modo che i rami ricevano piena luce e producano pesche abbondanti e succose. Inoltre, ogni anno, al termine della stagione vegetativa, occorre effettuare la potatura di mantenimento, con cui vengono eliminati i rami bassi e quelli secchi, danneggiati o ormai improduttivi. L’eliminazione dell’eccesso di rami, oltre a garantire condizioni di illuminazione ideali in tutta la chioma, rende più regolare la produzione dei frutti: le piante non potate, tendono a fruttificare in maniera abbondante in un’annata e a non portare frutti nella stagione successiva. Nel potare le piante occorre ricordare che il pesco (Prunus persica) presenta un apice dominante: se questo viene spuntato, la pianta produce polloni per tentare di ristabilire la dominanza apicale.

RACCOLTA DEI FRUTTI DEL PESCO (Prunus persica)

Un singolo albero di pesco può produrre, in un anno, fino a 50 kg di frutti. Il periodo di raccolta è tipicamente estivo, ma può variare in base alla cultivar: alcune maturano precocemente e si possono raccogliere già a fine giugno, mentre le varietà tardive vanno in raccolta a fine agosto-inizio settembre. Dal momento che i frutti hanno durata limitata nel tempo, è necessario fare vari passaggi di raccolta (di solito, almeno tre). In questa fase, occorre evitare di provocare qualsiasi danno meccanico ai frutti. Di norma, nei frutteti intensivi le pesche vengono raccolte quando non hanno ancora raggiunto la piena maturità, per prolungarne la shelf life post-raccolta; questa pratica, tuttavia, incide negativamente sul gusto e sulla qualità dei frutti.

PROPRIETA’ E UTILIZZI DEI FRUTTI DEL PESCO (Prunus persica)

Le pesche sono destinate per lo più al consumo come prodotto fresco; possono tuttavia anche essere cotte o utilizzate come ingredienti in vari prodotti dolciari. Dalla loro spremitura si ottiene un gustoso succo, dolce ma rinfrescante, molto amato da grandi e piccini. Inoltre, possono essere sciroppate e diventare un gustosissimo dessert per completare un pasto in modo goloso e salutare.

Come abbiamo già accennato, esistono varietà di pesche tomentose, e varietà glabre note come pesche nettarine. Un’altra varietà molto apprezzata dai consumatori è la pesca tabacchiera, che si caratterizza per una forma appiattita e una polpa fortemente zuccherina, molto apprezzata dai bambini.

Nonostante il sapore dolce, le pesche apportano pochissime calorie e hanno un buon potere saziante, grazie alla ricchezza in fibre. Sono valide alleate contro la ritenzione idrica, dato che stimolano la diuresi; inoltre, contengono potenti antiossidanti naturali (flavonoidi) e stimolano la produzione di collagene, rendendo la pelle più compatta e luminosa.

CURIOSITA’ SUL PESCO (Prunus persica)

Nella tradizione popolare cinese, l’albero di pesco rappresenta, da sempre, il simbolo della vita eterna. Nella cultura moderna la pesca è associata all’idea di morbidezza: la pelle di pesca è morbida e vellutata. Non a caso, il frutto e i semi del pesco rientrano nella formulazione di numerosi prodotti cosmetici per la cura della pelle del viso e del corpo. L’essenza di pesco viene spesso aggiunta a profumi ed eau de toilette per donare una nota fruttata e fresca. I fiori del pesco sono simboli del romanticismo e simboleggiano l’amore eterno: per questo motivo, vengono spesso utilizzati come ornamenti durante i matrimoni primaverili e sono citati in numerosi canzoni e poesie dedicate al più dolce dei sentimenti umani.

Da svariate parti della pianta del pesco (Prunus persica), tra cui le radici, la corteccia, i semi e le foglie, si ricavano sostanze tossiche cianurate, con un caratteristico sapore amaro: sebbene in grandi quantità possano essere pericolose per l’uomo, in piccolissime dosi vengono utilizzate da secoli per aromatizzare liquori ed amari.

Informazioni aggiuntive

Peso 3 kg
Dimensioni 20 × 20 × 190 cm

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